La Fondazione Molteni ha conquistato il cuore de L’Eroica

La conquista degli ottomila qui non sarà mai una vetta da espugnare. Sui tornanti ondulati del Chianti al massimo basta tagliare la foschia del primo mattino, per arrivare a Gaiole e trovare un sole scintillante che illumina il giorno degli 8000 eroi. La loro conquista si chiama libertà, gioia di pedalare, umanità. “L’Eroica è la più bella alternativa culturale alla deriva modernista che snatura lo sport”, ama ripetere Giancarlo Brocci, il padre fondatore di questa manifestazione senza eguali che ha tagliato il traguardo della 23.sima edizione.

Nel fiume interminabile che riempie ogni strada di biciclette e di ciclisti con i loro equipaggiamenti d’epoca, le tinte di camoscio e blu si notano ovunque. La Fondazione Molteni ha portato qui un nutrito gruppo di ciclisti i quali orgogliosamente esibiscono la divisa originale che fu di Eddy Merckx. A loro se ne aggiungono spontaneamente molti altri, provenienti dagli States, dal Sudafrica, dal Belgio o dalla fredda Scandinavia: quella maglia è un segno distintivo per ritrovarsi, aiuta a sentirsi parte di un sentimento comune.

E’ proprio un tema di sentimenti e di valori quello che la Fondazione Molteni ha portato a L’Eroica, fino a conquistarne il cuore. Prima di salire in bici, Mario Molteni ha illustrato ai membri internazionali del Ciclo Club Eroica, e poi nella conferenza aperta al pubblico e alla stampa, come e perché il nome della sua famiglia – oggi non più marchio commerciale – sia tornato alla ribalta dopo quarant’anni di silenzio per parlare di solidarietà e portare aiuti concreti. “Negli anni in cui mio nonno e poi mio padre Ambrogio hanno dato vita a quel grande team, il ciclismo ci ha portato successo e fortuna. Oggi dobbiamo restituire qualcosa a chi non ha trovato nel ciclismo la stessa fortuna, o dopo la carriera sportiva non ha avuto una vita facile”.

L’Eroica era il posto giusto per toccare le corde del cuore, perché in questo evento risiede l’essenza di una grande comunità che identifica nella bicicletta, ad un tempo, un credo e uno stile di vita. I consensi che la Fondazione ha raccolto in questo weekend toscano sono un segno esplicito, il ciclismo è cambiato ma non i valori a cui si ispira. “Giorni fa – ha spiegato Mario Molteni – ci ha raggiunto la notizia della morte drammatica di Frans Van Looy, che fu nostro corridore e gregario di Merckx. A 69 anni non ha resistito all’umiliazione di vedersi pignorata la casa e si è tolto la vita. Ecco, per quanto possibile vorremmo in futuro arrivare in tempo per evitare simili drammi”.

La Fondazione Molteni nata a marzo di quest’anno, entro dicembre compirà il primo ciclo del suo cammino. Il prossimo mese saranno annunciati i nomi dei primi due ex atleti che ne riceveranno il sostegno economico: l’ambizione è poter sempre essere d’aiuto a chi ne ha bisogno, la famiglia Molteni sta impegnandosi molto, chi crede in questo progetto e in uno sport più umano può fare la propria parte con una donazione.